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Mostra Memoria e Identità: Storia e Vita del Quartiere Giuliano-Dalmata e Convegno di Studi Storia e Memoria dell’Esodo Giuliano-Dalmata.

A chiusura delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, il 12 febbraio 2005 si è svolto a Roma un importante evento di alto livello culturale articolato in tre momenti distinti: inaugurazione dell’Anteprima della Mostra Memoria e Identità: Storia e Vita del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, ideata da Roberta Fidanzia e realizzata dalla Drengo; incontro di attualità sulle prospettive politiche ed amministrative della Questione Giuliano-Dalmata; Convegno di Studi Storia e Memoria dell’Esodo Giuliano-Dalmata.
L’evento è stato organizzato dall’ANVGD-Comitato Provinciale di Roma, congiuntamente con la Drengo Srl, la Regione Lazio ed il Municipio Roma XII ed ha avuto luogo nella prestigiosa Sala Quaroni presso l’imponente Palazzo degli Uffici dell’EUR Spa.
La Mostra, composta da venticinque pannelli espositivi, con immagini e testi descrittivi della storia del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, dalle origini ad oggi, ha visto la partecipazione di numerosissime persone residenti, ora o in passato, nel Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma ed un largo consenso di pubblico. I pannelli, ideati dalla Dott.ssa Fidanzia, presentano una serie di fotografie e di testi estratti dal cd-rom multimediale curato dalla medesima, ed hanno lo scopo di illustrare per tappe i momenti fondamentali della storia della comunità giuliano-dalmata romana.
La Mostra, che ha avuto il patrocinio del Master in Storia e Storiografia multimediale - Facoltà di Lettere e Filosofia - Università degli Studi “Roma Tre”, della Società di Studi Fiumani, del Medioevo Italiano Project, dell’Associazione per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata nel Lazio e dell’Associazione di Storia Multimediale, è stata inaugurata dalla Prof.ssa Pia Grazia Celozzi Baldelli, Direttore del Master sopra citato. La professoressa, molto vicina alle tematiche giuliano-dalmate per aver pubblicato, oltre a volumi di storia nordamericana, numerosi articoli sui problemi dei Balcani nella seconda metà dell’Ottocento ed un volume dal titolo “L’Italia e la Crisi Balcanica” (1876-1879), aveva già plaudito l’iniziativa nella lettera di patrocinio: “il Master è onorato di unirsi agli altri illustri enti che hanno dato il Patrocinio morale e incoraggia la dott. Fidanzia e la Drengo Srl a proseguire nel loro pregevole impegno” ed ha pronunciato bellissime parole nei confronti degli esuli e soprattutto nei confronti della loro capacità di ricostruire con amore, pazienza e dignità, quella vita che gli era stata brutalmente sottratta dagli eventi bellici e post-bellici. “Il Quartiere Giuliano-Dalmata – ha detto – è un monumento all’orgoglio e al desiderio di ricominciare. Piazze e palazzi sono una rappresentazione del Vangelo della sofferenza oltre che della volontà di continuare a vivere senza cancellare pagine della nostra storia”.
Al termine del bellissimo discorso della professoressa Baldelli, ha preso la parola la prof.ssa Donatella Schürzel, moderatrice della prima parte della serata dedicata alle prospettive politico-amministrative inerenti la questione Giuliano-Dalmata.
Il Presidente Nazionale Toth ha introdotto gli intervenuti e, come sempre, incantato la platea con le sue personali testimonianze storiche.
Il Presidente del XII Municipio Paolo Pollak, dunque, con il suo saluto, ha voluto evidenziare l’importanza della memoria storica ricordando il suo recente viaggio con il Presidente Storace a Trieste e la visita alla Foiba di Basovizza.
Le parole dell’Assessore agli Affari Istituzionali ed agli Enti locali, Donato Robilotta, sono state parole di encomio e di apprezzamento per l’importante evento culturale, che ha visto partecipi le giovani generazioni ad onorare coloro che tanto hanno sofferto per amor di patria. Il Presidente della Regione Lazio Francesco Storace, nel porgere il suo saluto al numerosissimo pubblico presente, ha posto fermamente l’accento sull’importanza della Mostra e sulla sua volontà di partecipare all’iniziativa ed alla sua inaugurazione. “Non appena ho saputo dell’organizzazione di questa Mostra – ha detto il Presidente -, ho voluto essere presente perché questa Mostra è un passo importante per la consapevolezza e per la ricostruzione storica della tragedia di un popolo”.
Al termine del suo coinvolgente discorso, il Presidente Storace, ha espressamente chiesto alla Dott.ssa Fidanzia di accompagnarlo e guidarlo nell’osservazione dei pannelli, mostrando vivo e sincero interesse, da ogni punto di vista -giuridico, economico, sociale, religioso-, verso la storia della comunità giuliano-dalmata romana.
Presente in sala, nonostante qualche problema di salute, il Cav. Gr. Cr. Aldo Clemente, Presidente dell’Associazione Triestini e Goriziani in Roma, costruttore ideale ed artefice della nascita del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma.
La seconda parte del pomeriggio è stata dedicata al Convegno di Studi Storia e Memoria dell’Esodo Giuliano-Dalmata ed ha visto l’importante partecipazione di due docenti universitari, il Prof. Paolo Simoncelli, docente ordinario di Storia Moderna, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, ed il Prof. Eugenio Di Rienzo, docente ordinario di Storia Moderna presso l’Università degli studi di Salerno. Il Convegno è stato organizzato e moderato da Roberta Fidanzia, ricercatrice sub judice dell’Università degli Studi “La Sapienza”.
Nelle parole introduttive della moderatrice il personale “ringraziamento ai docenti intervenuti in questa sede, i quali hanno così favorevolmente accolto la mia proposta di partecipare a questa giornata dedicata, è vero, al ricordo del dolore di una parte di Italiani, ma una parte di italiani che ha dimostrato grande dignità e profonda forza di volontà, ed anche a questi principi è dedicato il dovere della memoria. L’interessamento di questi docenti alla storia giuliano-dalmata è degno di rilievo, dato il silenzio durato così lunghi anni. Finalmente si possono riaprire, o meglio aprire per la prima volta, pagine di storia italiana completamente dimenticate, ignorate, cancellate. I docenti che oggi ci onorano con la loro presenza fanno, per fortuna, parte di una nuova generazione di storici, ancora non molto ampia, che permette, anzi reclama, giustizia storica”.
Il Prof. Simoncelli nel suo intervento ha presentato una importantissima documentazione inedita su Borghese e De Gasperi, relativa ai tentativi di difendere il confine orientale dall’avanzata comunista slava. La documentazione su Borghese ha riguardato un accordo segreto, su cui si è sempre vociferato, tra il Governo del Sud, quindi Badoglio e Bonomi, che chiedeva alla X^ Mas di andare a difendere i porti dell’Istria in attesa di un concordato sbarco delle truppe italiane del sud che dopo il crollo tedesco avrebbero dovuto fermare i titini in attesa dell’avanzata anglo-americana. Gli inglesi non diedero più il permesso e i reparti della X^ Mas rimasero infoibati come tutti gli altri. De Gasperi, inoltre, dopo la guerra riconobbe, in sede di Conferenza della Pace, un’opera di difesa del confine nord-orientale. La documentazione portata dal prof. Simoncelli, lo ribadiamo, è inedita e per la prima volta se n’è parlato in questa sede congressuale.
Il professor Eugenio Di Rienzo ha, nel suo intervento, illustrato e sapientemente commentato, alcune posizioni di storici Italiani, tra cui Benedetto Croce, Federico Chabod, Gaetano Salvemini, che ritenendolo punitivo nei confronti dell’Italia, si sono mostrati evidentemente contrari al trattato di pace. L’importanza di tali documenti viene soprattutto dal fatto che molti di loro erano antifascisti. In particolare, il prof. Di Rienzo, ha letto alcuni passi di articoli di Gaetano Salvemini apparsi su vari periodici di rilievo italiani e stranieri nell’autunno-inverno del 1944.
In “Foreign Affarirs”, ottobre 1944, Salvemini, pubblica un articolo su Le frontiere d’Italia e quasi profeticamente scrive: “La mentalità nazista si sta diffondendo anche fuori della Germania, grazie alla degradazione morale causata dalla guerra. Oggi parliamo tranquillamente di strappare milioni di esseri umani dalle loro case mandandoli chissà dove, per liberarsi da “minoranze etniche” turbolente e creare ovunque “un’uniformità nazionale”. Hitler ha dato l’esempio nei paesi caduti sotto il suo controllo, e noi sembriamo pronti a fare lo stesso, anche se ci vantiamo di combattere questa guerra per impedire ad Hitler di hitlerizzare il mondo. Se questa mentalità brutale prevarrà tra i capi delle Nazioni Unite che detteranno le condizioni della pace, gli italiani della Dalmazia verranno sradicati dalla loro terra e scacciati, affinché alcuni politicanti di Belgrado o di Zagabria possano impossessarsi delle loro case, campi e botteghe. […] Ma nelle presenti condizioni sociali chi può attendersi che una città cine Trieste sia amministrata dalla minoranza slava dei suoi sobborghi e dai contadini slavi sparsi nel vicino Carso pietroso e poco abitato? Può una persona di buon senso pretendere che i campagnoli slavi amministrino gli italiani di Gorizia e delle città dell’Istria occidentale? Oppure questi italiani devono essere gettati a mare?”.
Ne “L’Italia Libera”, del 16 febbraio 1945, in Trieste e gli stalinisti, Salvemini scrive: “[…] che cosa avverrà agli italiani dei territori misti? […] questo problema […] sarà risolto col metodo di “trasferire” le popolazioni. […] cioè “sloggiare” le popolazioni, deportarle in Siberia dalla Germania, buttarle a mare da Trieste. Sono anche capaci di “trasferire con metodi umanitari”, quasi che si possa mai trovare un metodo umanitario per costringere gente che sta in una casa, in una bottega, in una fabbrica, su un pezzo di terra, a spulezzare e andarsene a casa del diavolo. Signori stalinisti italiani, che cosa farete degli italiani che stanno da secoli nelle zone miste italo-slave, anche in quelle dove sono a maggioranza? Propugnerete anche per essi il “trasferimento con metodi umanitari”? Suvvia, coraggio!”
Queste sono solo alcune delle interessanti letture riportate dal prof. Di Rienzo nel suo intervento, che ha contribuito a far luce sulle posizioni di importanti personaggi della cultura italiana relativamente alla questione giuliano-dalmata e al trattato di pace che tanto ha tolto all’Italia.
Entrambe le relazioni hanno riscosso il vivo apprezzamento di tutti i numerosissimi presenti in sala.
Da notare la partecipazione, costante si può dire, degli amici del Comune di Avezzano, l’Ass. Emilio Iampieri, il Dott. Giancarlo Lorè e Nicola Tranfaglia. Significativa anche la presenza dei nuovi amici del Comune di Celano, il Cons. Cicciotti e consorte. Costante anche la presenza del Preside dell’Istituto Comprensivo “Indro Montanelli”, prof. Ferrari, partecipe con le cinque classi terze medie a tutte le manifestazioni relative al Giorno del Ricordo. L’Istituto quest’anno parteciperà alla terza edizione del Premio Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma. A conclusione di questa lunga cronaca, è importante rendere merito a tutti coloro che hanno organizzato quest’evento: il Municipio XII per aver messo a disposizione le strutture, logistiche e non solo, per la realizzazione della giornata; l’ANVGD-Roma per aver coordinato il tutto, ed in particolare per l’organizzazione complessiva e minuziosamente impeccabile della manifestazione il merito va alla Sig.ra Lidia Iannuzzi, Segretario del Comitato Provinciale di Roma; alla Drengo per aver realizzato i pannelli ed il Catalogo della Mostra a proprie spese e senza ricevere alcun finanziamento esterno.
(Roberta Fidanzia)





immagini dal CD

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Roberta Fidanzia